Queste prime settimane di Paulo Fonseca danno buone sensazioni e sono state accompagnate da prestazioni confortanti: se vinci adesso si parla di calco estivo, ma se perdi si parla di campanelli d’allarme. Abituato come sono a vedere i bicchieri mezzi pieni, credo che senza molti titolari e nessun nuovo acquisto, passo dopo passo l’assimilazione delle idee del nuovo allenatore non potrà che giovare alla squadra. Lo stesso spartito con interpreti più consistenti è l’equazione cui penso. Il Milan non era meno sperimentale di City, Real e Barcellona, quindi ognuno si è giocato le sue carte alla pari e comunque di tutte e 4 le squadre impegnate nella tournée si è vista molto chiaramente l’idea di gioco, questo è il punto di riferimento più significativo.
Sensazioni piacevoli, niente di più. Qualche bella scoperta, qualche bella sorpresa, qualche delusione individuale. Ci ha pensato proprio a sgombrare il campo da equivoci, illusioni, voli pindarici: “C’è ancora molto da migliorare”. C’è tutto, da migliorare: gioco, difetti, formazione titolare, rosa. Quest’ultimo aspetto è in mano alla società, non allo staff tecnico. Un anno fa, senza più Maldini e Massara e con la cessione di Tonali, fu fatta una vera e propria rivoluzione con rapidità, idee chiare, intuizioni. E’ mancata, lo abbiamo pensato, detto e scritto tutti, la sostituzione di Kessie e dello stesso Tonali: un vuoto che dura da 2 anni. C’è stato anche l’incaglio della punta necessaria come il pane dopo l’addio di Ibra, ma in questo caso la presenza cocciuta di Origi prima e il doppio gioco del clan Taremi poi, hanno dirottato le attenzioni su Jovic il quale – con tutti i suoi limiti – il suo lo ha fatto.
Il dibattito tra i tifosi riguarda anche i giovani e gli italiani. Da una parte il dubbio se ragazzi come Torriani, Zeroli, Camarda, Liberali debbano restare in prima squadra o fare la Lega Pro, dall’altra le carte d’identità di una formazione – quella che avrà Fonseca – con il solo Calabria nato in Patria. Sul primo tempo non cambio idea: ci vuole pazienza e anche coraggio. L’allenatore ha già detto che se uno è bravo, l’età non interessa. Io li farei giocare con continuità, ma se restano a Milanello devono avere spazio. Con pazienza. Sulla questione italiana, mi domando quali grandi giocatori connazionali farebbero la differenza oggi nel Milan. Vista la Nazionale agli ultimi Europei, dove hanno steccato anche quelli dell’Inter che per me sono i più forti di tutti insieme a Donnarumma, penso sia meglio proseguire con gli stranieri aspettando che i giovani italiani siano una prospettiva concreta per il futuro.