Dopo la bella vittoria col Real Madrid eravamo tutti contenti, tutti felici. Contro il nostro Carletto Ancelotti abbiamo disputato il classico partitone. Un orologio svizzero calcistico: quasi perfetti, vogliosi, grintosi, precisi, ed il risultato è stato quello giusto. Ma tutti noi, dopo la partita di Champions, desideravamo solo una cosa: continuità.
Nella mia ristrettissima cerchia parlavamo di come la partita col Cagliari fosse quella decisiva. Dovevamo confermare l’ottima prestazione contro il Real Madrid; perché vincere è bellissimo, ma rivincere è ancora più bello. Purtroppo però, come abbiamo visto ieri sera, il Milan è ricaduto nei soliti, puntuali, errori, a cui è davvero complicato dare una spiegazione logica. E pur dando i giusti meriti alla squadra di Nicola, il nostro Milan non può permettersi di beccare 3 gol dal Cagliari.
La squadra di mister Fonseca, la nostra squadra, pecca in due ambiti ben precisi dal mio punto di vista: il modulo e le motivazioni. Fonseca ha riproposto il mai dimenticato e nostalgico 4-2-fantasia, modulo che vede, dietro la punta – ieri Camarda – la presenza contemporanea di Chukwueze, Pulisic e Leao. Un modulo che, soprattutto dopo il Real Madrid, assume i connotati della spregiudicatezza più controproducente. Ieri sera il Cagliari ha avuto 3523 occasioni, sfruttando la rapidità che li contraddistingue e incuneandosi nella nostra lacunosa e mai attenta fase difensiva. Il centrocampo a 3 visto contro il Real parrebbe quindi essere un’ottima panacea contro i mali difensivi rossoneri, perché Pulisic non può fornire quella copertura necessaria che non rientra nelle sue caratteristiche. Fofana e Musah possono donare quel fisico e legnoso supporto per difenderci meglio, regalando equilibrio ad un gruppo che, per adesso, mostra diverse carenze difensive e non offensive.
A tutto ciò, ovviamente, bisogna associare le giuste motivazioni. Quelle che sembra aver ritrovato Rafa Leao, a cui hanno fatto bene le diverse panchine, ma che a cicli alterni perdono un po’ tutti gli altri componenti della rosa. Se vuoi essere spregiudicato, se vuoi che la tua linea difensiva sia altissima come il monte Everest, bisogna mettere in conto il sacrificio necessario per ripiegare; al contrario subisci, parecchio, i contropiedi e le folate avversarie, come visto ieri a Cagliari. Emerson Royal e Theo Hernandez non hanno avuto la grinta di rientrare quando serviva; come fossero stanchi e demotivati, si ritrovavano a passeggiare, mentre il Cagliari viaggiava spedito anche spinto dal pubblico. E questi atteggiamenti non sono da grande squadra.
In sostanza, quindi, intervenire su modulo e motivazioni è la chiave di volta per raggiungere quella tanto decantata continuità che desideriamo. A prescindere se gli avversari sono i Galacticos o un ottimo Cagliari. Perché è improponibile una squadra che ci rende orgogliosi contro il super-mega-iper Real Madrid e ci porti a dubitare di tutto contro una squadra che lotta per non retrocedere.
Non siamo su un videogioco dove, più gol fai e prendi, più ti diverti. Nella realtà il divertimento arriva dai 3 punti e purtroppo, per modulo e motivazioni, finora in serie A di punti ne abbiamo persi parecchi…