La scelta di affidare la panchina rossonera a Paulo Fonseca si è dimostrata alquanto discutibile. Settima posizione in classifica e addio sogni di gloria già a novembre. Sono solo 5 le vittorie in 12 partite. Questa statistica mette in risalto un grosso passo indietro rispetto agli anni, che definirei “d’oro” di mister Pioli visto gli attuali risultati. Peggio di lui avevano fatto solo Marco Giampaolo e Pippo Inzaghi.
A pensare che il mister portoghese era stato preso dalla società rossonera per dare un nuovo gioco rispetto alla precedente gestione( vincente), un gioco fatto di possesso palla e dominio a tutto campo ma i numeri impietosi dicono tutt’altro. La sconfitta a Parma e il pareggio a Cagliari pesano come un macigno e la distanza dalla vetta comincia ad essere importante. Per non parlare della confusione e la non comunicazione che regnano sia in squadra che in società.
Non c’è da meravigliarsi se il Musah di turno dopo una sconfitta dichiara che in campo non sapeva se difendere o attaccare. Oppure Fofana che nel post Milan-Juve racconta che a Milanello in settimana si lavora per migliorare gli errori fatti nelle precedenti partite, poi in campo ogni volta ne sorgono di nuovi. Ci aggiungiamo che il “boss” appare sui campi di allenamento a suo piacimento e in tv non ci mette mai la faccia. Questo è il quadro attuale che fa del Milan una polveriera. Avrei tenuto Pioli, tutta la vita.
Non l’avrei mai cambiato per un modestissimo allenatore come Fonseca, lo avrei fatto solo per un Conte, un Sarri, un Klopp, un De Zerbi, gente che avrebbe fatto fare al diavolo un salto di qualità. Il lavoro di Pioli al Milan con il materiale che aveva a disposizione è stato eccezionale. Due secondi posti, uno scudetto vinto sul filo del rasoio a discapito dei nostri cugini nerazzurri, una semifinale di Champions.
Tutti però volevano la testa di Pioli, solo per i 6 derby persi di fila.
Oggi, invece, vinciamo il derby, vinciamo a Madrid, e cosa ci rimane, nulla o quasi. Solo tanti punti interrogativi e tanta amarezza.